Ciao! Buon mercoledì!
Eccomi qui di nuovo alla fine dell’estate, in tempo per la luna di San Michele. Sono tornato in Italia, ameno luogo dove per caricare un episodio di 90 MB, tra la lentezza della rete e le sue temporanee interruzioni che ti obbligano a ricominciare da capo, ci ho messo la bellezza di quaranta minuti (essendo l’episodio diviso in due parti, per caricarlo in tutto ho impiegato un’ora e mezza, evviva!). Con tanti saluti a quelli che all’epoca parlavano di tornare a riempire i borghi italiani grazie al lavoro in remoto.
In questa puntata: le donne, i cavalier, l’arme gli amori,
(e un enigmatico cavaliere verde).
Ascolta l’episodio #49 di Pappagalli, “Il cavaliere verde”, su Spreaker oppure su Spotify.
In questa puntata ho deciso di fare un esperimento, e così ho scelto di raccontare una storia completamente inventata e però, nonostante questo, vera - nel senso che parla comunque di alcuni fatti fondamentali della vita di noi esseri umani. Comincia tutto il giorno di un Capodanno di molti, molti anni fa, quando alla corte di Re Artù, riunita a Camelot, si presenta un enigmatico Cavaliere Verde.
Il colore verde 🍀
La cultura europea, in particolare quella che ha subito maggiormente le influenze dei Greci e dei Romani, ha sempre avuto una relazione ambigua con il colore verde.
Secondo Michel Pastoreau, autore di un libro molto interessante sull’argomento che si chiama ‘Verde - Storia di un colore’ (Ponte Alle Grazie, 2018),
Si tratta di un colore ambivalente, se non ambiguo: simbolo di vita, di fortuna e di speranza da una parte; segno distintivo del disordine, del veleno, del diavolo e di tutte le sue creature dall’altra.
Gran parte di questa ambiguità deriva dal fatto che, semplicemente, produrre un colore verde di buona qualità (per Greci e Romani) era impossibile. E quindi era un colore paradossale: onnipresente attorno a noi, ma assente dalla nostra vita pubblica, religiosa e artistica.
Se per i Romani e i Greci il verde era un colore praticamente mai utilizzato, questo non era vero per altri popoli. I “barbari” conoscevano delle tecniche per la tintura verde che erano superiori, e quindi lo usavano maggiormente anche per i vestiti. (Non per niente, quando l’uso stravagante del verde cominciò a diffondersi in epoca imperiale, ci fu chi - come Plinio, ma i nomi sono molti - ne censurò l’uso, visto che era un colore barbaro e quindi ignobile). In Egitto il verde era un colore di buon auspicio, e una delle principali divinità - Osiride - è raffigurata con la pelle verde.
Anche la Bibbia non si sofferma molto sui colori, e tra i colori di cui parla il verde è praticamente assente. Questo silenzio delle scritture probabilmente ha condizionato l’opinione dei padri della chiesa, e dei primi pensatori cristiani, sul colore verde.
(Fu papa Innocenzo III a stabilire che il verde si poteva usare per celebrare la liturgia - era un colore “medio”, cioè, visto nello spettro dell’arcobaleno, era proprio a metà, quindi non poteva essere né troppo buono, né troppo cattivo - quindi sarebbe stato usato nei giorni in cui gli altri colori non andavano bene.)
Il verde è, ovviamente, il colore dell’Islam. E il verde era anche il colore adottato dai soldati musulmani quando gli Europei si trovarono a combatterli durante le crociate. Curiosamente è proprio attorno agli anni delle prime crociate che il colore verde, in Europa, comincia a essere associato al demonio e ai diavoli.
A rivalutare, in epoca moderna, il verde fu in parte il romanticismo - e i pittori che, tra XVIII e XIX secolo, dipingevano soprattutto scene all’aperto e grandi paesaggi naturalistici - e, ancora di più, la grande urbanizzazione di fine ottocento.
Gli abitanti delle città cominciavano a sentire la mancanza della natura, a sentirsi attratti dalla campagna e dalla vegetazione, dai boschi e dalle montagne. Però la sua ambiguità non è mai stata superata del tutto.
Lo sport, le vacanze e le attività all’aria aperta fanno il resto, trasformando a poco a poco la vita degli europei in una frenetica ricerca del verde e della vegetazione: spazi verdi, settimane verdi, vacanze verdi, alimenti verdi, energia verde, rivoluzione verde.
Il verde non è più solo il colore della natura, della speranza e della libertà ma anche quello della salute, dell’igiene, del tempo libero, dei piaceri della vita e persino del senso civico.
Se a margine delle considerazioni sul cavaliere verde vi va di approfondire con un episodio di un altro podcast, vi raccomando “Verdi come le foglie, la gelosia e la morte”, di “Acufeni” - un podcast scritto da Federica Frezza e che parla di enigmi e leggende.
Per preparare questa puntata, a parte quello già citato di Michel Pastoreau, mi sono basato sui seguenti libri:
Ovviamente, Sir Gawain e il Cavaliere Verde, che è pubblicato in italiano da Adelphi.
A Reading of Sir Gawain and the Green Knight, di J. A. Burrow (Routledge, 1965).
L’eroe imperfetto, di Wu Ming 4, che ha anche accettato gentilmente di farsi intervistare per questa puntata.
Per finire, vale la pena di notare che sulla storia di Galvano e il Cavaliere verde è stato realizzato di recente un film che a me è piaciuto (anche se si discosta in alcune parti fondamentali dalla morale del racconto originale).
Anche per questo episodio è tutto! Fate i bravi, vi vogliamo bene!