In questi tre anni, ormai tre anni abbondantini, di Pappagalli, mi sono spesso chiesto: ma quand’è che potrò dire che una stagione di Pappagalli è finita? Ci saranno mai, “diverse stagioni” di Pappagalli?
In effetti, pensavo che fosse più appropriato chiedersi: cos’è davvero una stagione di Pappagalli?
Siccome sto invecchiando, sono giunto alla conclusione che gli anni secondo me significano molto poco. Gli anni sono una convenzione, e invece quello che fa la differenza nella vita di tutti noi è la crescita, il cambiamento. E allora, c’è un momento speciale, un confine, che ti fa dire no dai, da oggi si cambia, da oggi è diverso, da oggi c’è chiaramente un prima e un dopo?
Fino ad ora, francamente, mi pareva di no. Ero in una dimensione che si manteneva, pressapoco, inalterata. C’era il mio lavoro, un lavoro tranquillo, c’erano i Balcani, i lunghi viaggi verso l’Italia, c’era un difficile ritorno alla normalità dopo la pandemia.
Più o meno tutto andava avanti come al solito. Far passare un’estate e dire che a settembre sarebbe cominciata una nuova stagione di Pappagalli mi sembrava una roba, non so, un po’ senza senso.
Così, fino ad ora, Pappagalli è sempre rimasto fermo lì, in un certo senso, alla sua prima e unica stagione, che per me aveva una sua coerenza biografica, diciamo così.
Ci sono state delle pause, ovviamente, dei periodi in cui non sono riuscito a lavorare bene, in cui mi sembrava di avere bisogno di prendermi un po’ di tempo. Ma non c’è mai stato un momento in cui mi sembrava fosse giusto tirare la linea e dire: questa era la prima stagione di Pappagalli, ora ce ne sarà una seconda.
Adesso questo momento è arrivato. Dopo quasi tredici anni, che è un terzo della mia vita, sto lasciando Sarajevo per andare a vivere in una nuova città, Vienna.
All’inizio pensavo che sarei riuscito comunque a lavorare a nuovi episodi di Pappagalli. Ne ho almeno due o tre in lavorazione, e soprattutto ho anche delle storie che raccontano questi posti, delle altre storie balcaniche.
Mentre lavoravo alla puntata di Novembre, però, mi sono reso conto che questo passaggio non sarebbe stato una cosa tanto semplice.
Ci sono persone e luoghi da salutare; cose da fare per un’ultima volta, chi mi conosce sa che io sono un grandissimo nostalgico, generalmente parlando, e una persona di indole abbastanza malinconica.
Quindi ho pensato che era giusto concentrarmi su questo momento, viverlo con tutta l’attenzione che richiede, e ovviamente non sto parlando solamente di fare pacchi e valigie e di decidere quale sarà il modo migliore di spedire a Vienna tredici anni della mia vita.
Sto parlando anche e soprattutto delle mie emozioni e di dire arrivederci a un posto meraviglioso che, come diceva una poesia che parla appunto di Sarajevo, forse avrebbe meritato una versione di me stesso un po’ più serena.
Quindi arriviamo al punto. Questo messaggio è per dirvi tre cose: la prima, è che la prima stagione di Pappagalli finisce qui. Sono cinquanta episodi, un numero bello tondo, la metà di cento (speriamo di arrivarci).
La seconda cosa è: tranquilli, non smetto. Datemi il tempo di apprezzare questo cambiamento, di ripartire in una città nuova, e ci sentiremo presto. Spero già all’inizio del prossimo anno.
La partenza è fissata a metà dicembre, ma è già tutto un casino, e quindi questo significa, purtroppo, che quest’anno non ci sarà nemmeno lo speciale natalizio, una piccola tradizione a cui mi ero affezionato molto - tutte le persone un po’ malinconiche, immagino, adorano i loro riti e le piccole cose che sembrano resistere al tempo che passa.
La terza cosa, che forse è la più importante di tutte, è che se per caso c’è qualche ascoltatore di Pappagalli che vive a Vienna, magari sarebbe carino vederci per un caffè. Se volete scrivermi, la mia mail è nella descrizione di questo podcast.
Adesso chiudo, ma prima di sospendere le trasmissioni per qualche mese, concedetemi di fare un po’ un bilancio e di ringraziarvi per l’attenzione e l’affetto che mi avete dimostrato.
Quando ho iniziato Pappagalli volevo, soprattutto, farlo per me stesso, scoprire cose nuove e avere la possibilità di appassionarmi a delle storie che senza questo podcast, semplicemente, non avrei mai conosciuto.
Ma la cosa migliore che mi sia capitata è stata invece conoscere delle persone che nella mia vita non c’erano, o ritrovarne altre che avevano preso delle strade diverse dalla mia.
Se mi addentro in questo discorso corro il rischio di diventare troppo melodrammatico per cui mi censuro da solo, non lo faccio e vi dico, semplicemente: grazie.
Non ho mai voluto spingere troppo Pappagalli sui social, non sono su Facebook, su X più che altro passo il tempo a leggere le cose che scrivono gli altri, su Instagram sono parecchio timido e al massimo posto qualche foto dove io però non ci sono.
Però se volete far conoscere questo piccolo podcast a dei vostri amici, a delle vostre amiche, ve ne sarò molto grato.
Visto che questo periodo di pausa mi servirà anche per riflettere, se avete dei suggerimenti, scrivetemi! Sapere che un certo episodio vi è piaciuto molto, o che un episodio invece non vi è piaciuto per niente, mi aiuterà anche a capire come orientarmi in futuro, e fare le cose sempre un po’ meglio un poco alla volta.
Questa era la prima stagione di Pappagalli. Ci sentiamo presto. Nel frattempo, anche per questa volta,
Fate i bravi, vi vogliamo bene!
R.
beh, grazie per i tuoi podcast della "prima stagione" Io ho cambiato la città dove sono nato oltre 50 anni fa una sola volta , ed ero a venti km, eppure non ho resistito che pochi anni . Qualcuno che cambia paese, lingua e quant' altro per me è come fantascienza.. Ovviamente sarò qui ad aspettare fino a quando non vorrai raccontare al mondo altre cose epiche per altri 50 podscat, I migliori auguri !